UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Accoglienza e presentazione del Seminario

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2 Agosto 1999

io di vita che testimonia che il lavoro non è solo un peso ed una fatica, ma veramente un dono che Dio ci ha dato per "creare" le cose e per permettere alla vita personale, familiare e sociale di esplicitarsi. Per tutti questi motivi chiedo a questo Seminario un impegno serio e una riflessione altrettanto impegnativa sulla Parola di Dio che ci aiuti ad avere un quadro preciso di riferimento. Ringraziandovi per la vostra partecipazione e per la collaborazione che realizzerete, vi auguro di cuore di poter vivere intensamente questi giorni di riflessione e di ricerca, con vero spirito di servizio e di fede.Presidente Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro
Abbiamo in questo seminario un impegno serio richiesto dal Consiglio Permanente della CEI: predisporre un "vademecum" per la pastorale del mondo del lavoro che tenga conto dei rinnovamenti da apportare dopo il Convegno nazionale di maggio. In questo sussidio un capitolo importante riguarderà i lavoratori del mondo artigiano che rappresenta un punto di forza sia sul piano del lavoro in se stesso che sul piano sociale. Lo stesso Giubileo degli artigiani, voluto dal Santo Padre, è uno stimolo per affrontare, in una prospettiva più ampia di quella nazionale, i problemi del mondo artigiano. Sappiamo che il lavoro artigiano rappresenta una possibilità per vivere la vera dignità del lavoro, poiché in esso la centralità dell'uomo è ancora un principio forte; dove, infatti, c'è la bottega artigiana, anche se vi sono dei dipendenti, è facile dare vita a quella comunità di persone richiesta da pensiero sociale cristiano (cfr Centesimus annus n. 35). Difficilmente, infatti, l'artigiano si lascia prendere dall'organizzazione del lavoro tipica del taylorismo che ha fatto sì che il rapporto umano tra i lavoratori venisse a mancare. La dignità del lavoro artigiano, che si esprime fino alla capacità artistica, suppone, come punto di riferimento, una pienezza di umanità secondo il progetto di Dio il quale ha dato all'uomo la capacità di lavorare e di coltivare la terra per creare sviluppo e "ricchezza" a favore di tutti gli uomini. E fondamentale, per il nostro Paese, riconquistare questa cultura del lavoro che ha rischiato di perdersi, nell'illusione che la soluzione dei problemi stesse nell'industrializzazione, creando nella gente la mentalità che ciò che più importava era lavorare otto ore e poi tornarsene a casa senza dover pensare a nulla; si era così ridotti a macchine o ad appendici della macchina, e la società dell'informatica pare non voglia cambiare le cose, se pone l'uomo nel rischio di essere un'appendice del robot o del computer. Noi vogliamo che l'uomo mantenga la capacità di essere imprenditore di se stesso, di poter ragionare sul proprio lavoro, di veder il proprio lavoro come solidarietà con gli altri anche attraverso ad un tipo di mercato che vada oltre la semplice logica economicistica per aprirsi ai rapporti interpersonali. Ma perché cresca questa cultura, perché i politici ragionino in modo diverso facendo sì che la politica, l'economia e la finanza siano al servizio dell'uomo e non l'uomo asservito a queste cose - Dio, infatti, ha creato l'uomo signore e non schiavo delle cose - è necessario avere un "di più" di spiritualità, di convinzione interiore, e non solo un di più di cultura che sarebbe già un primo passo), ma adesione al progetto di Dio sull'uomo, progetto che nel Carpentiere di Nazareth si è realizzato in pieno, come dice la Laborem exercens, quando afferma che il vangelo del lavoro è Cristo Signore. Quei trent'anni di Nazareth non sono passati né invano né in semplice silenzio; dobbiamo recuperare il senso di quegli anni di silenzio del Cristo che lavora. Quel silenzio che parla e molto molto: insegna la dignità dell'uomo al lavoro, afferma con chiarezza che l'uomo prende dignità dalla sua persona e non dal lavoro che fa . Ogni attività umana ha la dignità della persona umana che la compie. Questo risulta particolarmente vero nell'artigianato, fino a diventare, nell'artigianato artistico, una forma di teologia del bello disegnata, per così dire, nelle cose. Il cammino che state facendo è un aiuto, non solo alla pastorale del lavoro, ma a tutta la Chiesa italiana per recuperare alcuni valori che si stanno perdendo e per organizzare una pastorale anche in questo settore, pastorale che risponda alle esigenze, ai desideri e alla dignità di coloro che si impegnano a costruire con le proprie mani ciò che è necessario per la vita dell'uomo e di ogni uomo. A mio avviso l'artigianato, assai più che altri settori, è un itinerar